Messaggio:Comprendo il disagio di chi affronta l'università percependo la differenza di "velocità" a cui alcuni docenti ragionano, e ti capisco quando critichi le strutture universitarie (io -anzi, il professore- , che sto dall'altra parte della cattedra, devo fare le stesse tue battaglie per poter fare lezione in aule decenti, perchè a noi che facciamo progettazione ci danno le aule per le conferenze, e a chi fa storia dell'architettura danno le aule con i tavoli da lavoro..., combattendo con impianti di condizionamento che non funzionano in ambienti scarsamente coibentati). Considera comunque che la situazione rispecchia l'interesse che lo stato italiano rivolge alla scuola nel suo complesso, che significa pochissimi mezzi (leggi: euro) a disposizione.
Quando parli dei docenti "retrogradi", considera sempre che ti rivolgi a persone che sono nate e cresciute in un alta era tecnologica: poi vi sono le persone che rifiutano il dialogo con la tecnologia e altri che invece la accettano anche se ciò implica di dovercisi scontrare duramente. Più grave è se la stessa struttura universitaria non ha sistemi telematici avanzati a disposizione dello studente (la mia università offre molti servizi on-line, per esempio).
Per quanto riguarda il discorso del "colorare il ponte di londra a mano" o del fare i plastici, ti devo dire che questo è un percorso didattico battuto da anni e tuttora molto valido: il colorare delle ambientazioni serve allo studente per mettersi in contatto diretto con la realtà delle cose e per fargli sviluppare il senso del colore e della superficie (l'architettura si fa con questo: colori e superfici su volumi); il fare i plastici è un modo economico (i plastici possono anche essere fatti con semplice carta ritagliata o con materiali di recupero; non necessariamente con fogli di balsa o compensato sagomato) per far sviluppare allo studente le qualità spaziali e soprattutto costruttivo-strutturali fondamentali per un progettista. E chi te lo dice è uno che lavora solo ed esclusivamente con il computer: il lavoro è una cosa ma il percorso didattico è comunque un altra.
in gamba!
ciao